Cambiamenti climatici e mutazioni del paesaggio d’alta quota
I
ghiacciai
fanno
parte
della
criosfera,
cioè
l’insieme
di
tutte
le
masse
gelate
del
Pianeta,
comprese
le
calotte
polari.
La
loro
estensione
è
sempre
variata
a
causa
dei
mutamenti
del
clima.
Attualmente
è
in
atto
una
dinamica
termica
con
un
crescente
riscaldamento
globale
che
sta
provocando
una
riduzione
delle
masse
gelate
estremamente
rapida
ed
evidente
sull’intero arco alpino.
Il
2025
è
stato
decretato
dalle
Nazioni
Unite
quale
anno
internazionale
per
la
conservazione
dei
ghiacciai!
Mai
prima
d’ora
se
ne
era
tanto
sentito
parlare
di
ghiacciai
e
oggi
fortunatamente,
ma
aggiungo
anche
“purtroppo”,
questo
interesse
ha
portato
ad
una
esplosione
mediatica
capace
di
attirare
l’attenzione
di
un
sempre
più
vasto
pubblico,
non
solo
di
amanti
della
montagna,
ma
anche
di
chi
magari
vive
in
aree
molto
lontane
dalle
più
alte
cime
come
gli
abitanti
del
Delta
del
Po.
Tutto
questo
comunque
ha
una
ben
precisa
ragione
che
è
data
anzitutto
dallo
stretto
legame
tra
le
condizioni
di
innevamento
e
glacializzazione
dell’alta
montagna
e
le
portate
dei
fiumi
come
l’Adige
o
il
Po
alle
quali
è
strettamente
legata
l’economia
della
pianura
per
quanto
riguarda
l’agricoltura,
ma
non
solo.
A
causa
dell’esaurimento
precoce
del
manto
nevoso
e
della
riduzione
delle
riserve
d’acqua
in
forma
solida
nonché
per
la
siccità
estiva,
le
portate
di
queste
vitali
vene
d’acqua
diminuiscono
e
di
conseguenza,
come
sempre
con
maggiore
intensità
sta
succedendo
negli
ultimi anni, le problematiche ambientali legate alla scarsità della risorsa idrica aumenteranno in modo preoccupante.
Anche
l’annata
idrologica
2024-2025
non
si
è
presentata
molto
generosa
con
le
precipitazioni
nevose,
nonostante
le
immagini
primaverili
offerte
al
pubblico
specialmente
per
le
più
famose
stazioni
sciistiche
avessero
visto
quasi
ovunque
il tutto esaurito, anche grazie alla neve artificiale.
La
modesta
quantità
di
neve
al
suolo
e
la
riduzione
della
copertura
nevosa
sui
ghiacciai
fa
preludere
ad
un’altra
annata
con
bilanci
glaciologici
fortemente
negativi
secondo
una
tendenza
armai
consolidatasi
negli
ultimi
anni,
specialmente
il
2023 e il 2024 definito come l’anno più caldo mai registrato.
Tutto
ciò
contribuisce
ovviamente
anche
alla
modifica
del
paesaggio
d’alta
quota
associato
anche
al
tragico
fenomeno
delle frane accelerato dalla fusione del permafrost.
Un
altro
fattore
non
solo
responsabile
delle
modifiche
paesaggistiche
riguarda
la
formazione
e
l’espansione
dei
così
detti ghiacciai neri, una delle modifiche certamente più significative dell’ambiente glaciale.
Proprio
per
documentare
la
dinamica
evolutiva
del
paesaggio
d’alta
quota,
in
concomitanza
con
le
annuali
campagne
glaciologiche
svolte
dagli
organismi
preposti
come
il
Comitato
Glaciologico
Italiano
e
le
diverse
associazioni
locali
come
la
SAT,
il
Sevizio
glaciologico
lombardo
e
quello
del
CAI
Alto
Adige
che
raccolgono
i
dati
numerici
riguardanti
le
modifiche
areali
e
volumetriche
(quantitative)
dei
ghiacciai,
va
senza
dubbio
aggiunta
anche
una
valutazione
di
tipo
generale
e
paesaggistico
che
contribuisce
così
alla
definizione
anche
qualitativa
del
bilancio
glaciologico
sia
locale
che
generale.
Questo
tipo
di
osservazione
può
avvenire
anche
semplicemente
con
l’effettuazione
di
fotografie
aeree
prospettiche
che
possono
avere
delle
caratteristiche
idonee
per
illustrare
in
modo
significativo
i
cambiamenti
in
atto
che
generano
un
considerevole
impatto
anche
per
l’interesse
dell’opinione
pubblica
in
generale
che
vede
con
crescente
preoccupazione
la
trasformazione
del
paesaggio
montano.
Ferma
restando
ovviamente
la
necessità
di
reperire
i
dati
quantitativi
e
qualitativi
riguardanti
i
bilanci
glaciologici
attraverso
i
rilievi
effettuati
nelle
campagne
glaciologiche,
si
è
ritenuto
estremamente
utile
prendere
in
considerazione
anche
l’aspetto
paesaggistico
che
può
essere
rilevato
con
tale
tipo
di
indagine
fotografica
consentendo
un
utile
contributo
alla
modifiche
ambientali
generate
dal
cambiamento
climatico
in
atto e contribuendo a costituire negli anni un archivio storico fotografico di notevole importanza.
Da
molti
anni
il
Servizio
Glaciologico
del
CAI
Alto
Adige,
fondato
nel
1993
svolge
un
importante
servizio
di
controllo
del
glacialismo
attuato
anche
grazie
alla
passione
e
alla
dedizione
degli
operatori
locali
e
che
si
affianca
all’opera
del
Comitato Glaciologico Italiano.
Questa
attività
di
studio
e
controllo
fotografico
aereo
dura
da
parecchi
decenni
(il
primo
volo
di
ricognizione
aerea
risale
al
1978)
nel
corso
dei
quali
è
stato
possibile
raccogliere
una
ampia
documentazione
fotografica
in
grado
di
dimostrare
inequivocabilmente
l’evoluzione
dei
ghiacciai
del
settore
orientale
dell’arco
alpino
italiano.
L’importanza
di
questo
tipo
di
rilievi
deriva
dal
fatto
che
è
possibile
porre
a
confronto
per
le
diverse
annate
le
condizioni
di
glacializzazione
dell’alta
montagna
attraverso
la
visione
di
foto
aeree
prospettiche
uniche
ed
esclusive.
Proprio
da
tali
documentazioni
è
stato
lanciato
più
di
trenta
anni
fa
un
primo
allarme
per
i
ghiacciai
che
tuttavia
rimase
del
tutto
inascoltato,
ma
che
oggi
è
venuto prepotentemente alla ribalta.
Tra
gli
esempi
più
significativi
e
preoccupanti
spicca
certamente
la
Marmolada
con
la
progressiva
riduzione
delle
masse
gelate
che
un
tempo
ricoprivano
il
suo
versante
settentrionale
e
che
oggi
si
sono
ormai
frammentate
ed
estremamente
ridotte,
tanto
da
poterne
prevedere
una
imminente
scomparsa.
Questa
montagna
è
diventata
oggi
il
simbolo
e
l’emblema
della
incombente
catastrofe
glaciologica
che
nessuno
può
più
ignorare
o
peggio
negare
osservando
e
confrontando
proprio
le
immagini
degli
ambienti
dell’alta
montagna.
Per
quanta
riguarda
l’Alto
Adige,
così
come
per
le
Dolomiti, la riduzione delle masse gelate è generale ed alcuni ghiacciai minori si sono quasi del tutto estinti.
Pietro Bruschi Franco Secchieri
Marmolada 1982
Marmolada 2023
Mazia (Palla Bianca) 1980
Mazia 2023
Ghiacciaio di Solda 1982
Ghiacciaio di Solda 2023
Fontana Bianca (Val d’Ultimo) 1986
Fontana Bianca 2023